quello che posso…

Della strada fatta,

ti lascio la polvere sotto le scarpe, i muretti accarezzati in punta di dita, il profumo dell’erba e il colore dei lampioni nelle notti d’estate.  L’aria raccolta dal finestrino della macchina e i piedi nudi sul cruscotto.

ti regalo uno zaino di testardaggine nel lottare per ciò in cui credi, scatole e scatole di incontri inaspettati e importanti, di emozioni forti che segnano la pelle del cuore, nel bene e nel male. E la voglia di averne ancora, nel bene e nel male, sempre.

Dei miei giorni,

ti lascio il profumo del caffè, l’odore di legna per l’inverno e quello dell’erba appena tagliata per l’estate. Lettere scritte e sussurrate, musica cantata a squarciagola, ballata e negata.

Dei miei sogni,

puoi tenerti i colori, in mille forme e sfumature per dare un senso alla solitudine, forbici e  taglierini per limare e dare la forma che vuoi al tuo mondo.

Ci sono gomitoli e pezzi di stoffa, bottoni, aghi e fili diversi, per intrecciare e assemblare il costume che meglio preferisci.

Ti lascio anche un barattolo di parole nuove, mai usate. Fanne ciò che vuoi, insieme a quelle sperate e mai arrivate. Prendi pure tutto, anche le paure, la noia e il fastidio.

Trovi tutto di me, in ogni finestra di casa, ogni piastrella del pavimento in ogni singolo granello di polvere e in ogni filo d’erba e di erbaccia del giardino.

Se ti va di cercare, di me, trovi tutto.

E tutto il mio contrario.

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Let’s not forget these early days
Remember we begin the same
We lose our way in fear and pain
Oh joy begin
Oh joy begin… (DMB)

A chiunque.

Sboccerai.
Prima o poi sboccerai
Per chi ti dice che dovresti essere rosa.
Sboccerai.
Con i tuoi tempi.
Per chi ti vede cipolla
Per te che sai essere Agapanto.

Agapanthus :dal greco agàpe (amore) e ànthos(fiore).

in sottofondo…

Cose così…

Pensieri sconnessi,
di fragole e sangue
Risate con occhi bagnati,
sospiri trattenuti per dare spazio a pensieri migliori.
Un sole che brucia e asciuga

Una musica sussurrata                                                                                                                                                                                                                                   suonando uno strumento immaginario                                                                                                                                                                                                             mentre le dita danzano leggere nell’aria.

Un accenno di sorriso con gli occhi strizzati                                                                                                                                                                                                   uno sguardo in dietro e uno avanti.

E lasciarsi sedere a terra abbracciandosi da sé.

 

Sabaudite emotiva…

Com’è difficile dire cosa si pensa…

Com’è difficile accettare il dolore, o la semplice tristezza, senza rigirarla in rabbia… la si dovrebbe filtrare come si fa con l’acqua sporca… certo non si potrà bere comunque ma fa meno schifo da vedere.

Com’è difficile quando quella vocina nella testa si scontra con quella in gola e fa a cazzotti con quella che sta nel cuore.

Se poi incontrano quella nello stomaco:

GUERRIERI DELLA NOTTE levatevi proprio!

Sì perché siamo in tante qua e chi dice il contrario di sé… sotto sotto, secondo me un po’ mente. Perché c’è sempre ( o dovrebbe, in una misura sana) un dubbio, un sogno, un pensiero grande come una goccia, che quello che stai facendo non sia proprio giusto, sensato. Quel dannato dubbio che ti fa chiedere ” non dovevi fare questo, non dovevi fare così”, ” se vado di qua sbatto al muro o trovo la via?”, ” e se poi…?”, ” cazzoneso?“…

Certo riconoscendo questo di te capita che l’ennesima vocina ti faccia pensare che anche gli altri possano essere un po’ così.

E quindi?

Quindi diventa un casino perché se il tuo Ego è fifone e pasticcione, si nasconde e scappa ogni trepperdue ( per chi non sa di cosa io stia parlando, si sposti un momento di qua ) in questi momenti di confusione e guerriglia urbana interna fa che evaporare del tutto… perché i dubbi che le cose ti vengano dette per gentilezza, per paura di offendere, perchénonsochealtrodire o per semplice e bastardo senso di colpa… ecco, non è di gran conforto.

Ci sono volte che vorresti tanto avere la certezza e la sicurezza della schiettezza e dell’onestà dall’altra parte della barricata. Vorresti essere sicura che quello che arriva è davvero per te, nel bene e nel male e non la costruzione di castelli fatti da chi, come te, si fa mille problemi nell’accettare di essere a volte anche una persona egoista, stronza e diciamo anche merdosa ( lo siamo tutti, PollyAnna è tutta un’invenzione, giuro)… perché non ammettendolo ci mettiamo troppo spesso nella condizione di chi, per non sconbussolare o ferire, diciamo cose nelle quali nemmeno noi crediamo… e quando quelle parole appaiono realmente per ciò che sono… ecco… a me prudono le mani e mi casca la coroncina!

yzma arrabbiata

Yzma mi ha prestato una sua foto mentre mi imita…

Dovrebbe apparire il link ad un post della mia Meringhetta preferita… che ha già scritto perfettamente cosa sia la sabaudite, ovviamente lei lo fa con più eleganza… la mia è più una condizione emotiva…

cronache di metà agosto…

 

Da giorni sento prepotente qualcosa che chiede di uscire

eppure resta lì,

in piena gola come un osso di ciliegia

dietro agli occhi come pensieri soffocati

Come quando vuoi urlare ma non hai voce,

Come quando vorresti piangere di gusto ma sei totalmente asciugata, da questa estate che pare implacabile

Allora ti stendi, al buio sul divano… e raccogli i pensieri come farfalle colorate

Chiudi gli occhi e pensi a tutto quello che c’è, vicino e lontano…

Fai uno dei sospiri più grandi che sai fare e con un salto si sale…

C’è il sole che brucia?… pulisco le persiane, vedi come si fa veloce

( poi nana come sono le lascio a terra che ho rischiato una spalla a tentare di rimetterle!)

Devo sfogarmi?… strappo erbacce, con i gatti che fanno fusa accanto…

Mani sporche, pelle sudata, di quando FAI e non LASCI FARE…

Così arriva sera e capita di guardare la finale di pallavolo con due nanerottoli esaltati, a saltare ( invano…gggrrr!) sul divano, mangiare cena con loro ascoltando filastrocche bislacche uscire dalle loro testoline da stupidera gratuita e bambina ( incantevole, direi)

Tutto questo per dire cosa?

non lo so, ma avevo voglia di dirlo…

 

partenze, ritorni, pensieri sciolti e lacrime secche

di strade, salite e discese,

di asfalto e porfido, di viali e marciapiedi
di piazze e passeggiate lungo fiume
vorrei essere marmo, imponente e deciso… duro e  sicuro, per costruirsi si toglie un pezzo… ogni passo un pezzo che va via…
invece sono creta… di quella che prendi a manate e lanci sulla base di lavoro a grandi palle, con foga e a volte rabbia… ciò che togli da un lato alla fine lo rimetti dall’altro…
ad ogni passo un’aggiunta
ad ogni scossone una modifica
sindrome dell’abbandono?… può essere…
di passi leggeri e corse improvvise
di culi sui gradini e spalle appoggiate al muro
di occhi che guardano
e occhi che lacrimano
ogni passo un pezzo
mano aperta e aria che si stringe
vorrei essere marmo… invece son più spesso acqua
dovrei essere creta… invece son più spesso carta…
di sigarette e risate
di vino tinto e pintxo
di lacrime e cadute
di riprese e scossoni
di stupidera a vagoni
di acqua che crolla improvvisa dal cielo
di profumi incantevoli ad ogni angolo
pensieri che vanno e tornano
persone che arrivano e se ne vanno
piedi fermi e saltelli sconnessi
“… En el mundo, por el que camino,
me voy creando a mi mismo
una y otra vez…”
( Franz Fanon)
una parte di questi pensieri è stata smossa da un testo meraviglioso di Melina