un passo dopo l’altro

Oggi ho camminato, tra sentieri, sole, nebbia, sassi, massi, erba e ruscelli.

Oggi ho mosso gambe e ginocchia, cuore e pensieri nel tentativo di arrivare un po’ più vicino alle nuvole.

Aria diversa, per sciogliere la confusione che ormai mi porta per mano da tempo.

Camminare verso un tempo nuovo, salire verso un sentire differente.

Un passo dietro l’altro allontanarsi dalla partenza e arrivare in cima.

Un passo dietro l’altro sentire la distanza aumentare.

Dal basso, partire, scavalcare pietre e salire sentieri allontanandomi.

E una volta a casa, rendermi conto che la lontananza è nei passi…

la distanza invece, quella è affare del cuore.

fotor_(9)

… Spero che un giorno smetterai di fare confusione

Tra il dolore ed il piacere,

la paura ed il bisogno di ferire

son certa che un giorno chiameremo tutto questo

col nome giusto

e ritrovata serenità…

75 pensieri su “un passo dopo l’altro

        • ho ripreso troppo tardi a camminare, la stagione sta andando verso la fine e prima di tornare in alto devo allenarmi ( sia di piedi che di cuore 😉 ) ma questa volta non mollo… è un sentire diverso, quasi sottopelle…

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      • Proverò a trascriverti qui un paragrafo di un libro che ho appena letto. E’ un breve passaggio che sembra essere molto calzante… Passo, battito, pensieri, parole… (movimento, sentirsi e… danza).

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          • Eccoci.
            Ti riporto un paragrafo estrapolato (un po’ barbaramente) da “Diario in inverno” di P. Auster. E’ una sorta di autobiografia, intima, un dialogo allo specchio apparentemente disarticolato. Molto coinvolgente, diretto, accessibile, maschile e, ovviamente, sincero.
            Verso la fine Auster parla di una importante crisi motivazionale nella sua (ancora nascente e faticosa) carriera di scrittore. Allora aveva 32 anni, o giù di lì. Stava smettendo di scrivere, non credeva in ciò che scriveva. E, chiaramente, faticava a sbarcare il lunario con un figlio da mantenere…
            Ora. Qui si parla di scrivere, certo. Ma si può scrivere e scrivere qualcosa di vero, sentito, vissuto, vero, solo se si è “in contatto”, solo se si sente il proprio respiro, il proprio battito. Il che è difficile da spiegare a parole. E’ qualcosa che precede la parola, sta in uno spazio fra l’emozione, l’esperienza e l’articolazione del pensiero. Viene prima della parola (articolata, detta o scritta), ma ne è il motore. L’unica vera ispirazione, l’unica vera chance di riuscire veramente a comunicare, a dire. Auster colse questa cosa – una specie di illuminazione – quando assistette a un balletto. Il balletto era perfettamente muto (niente musica, se non nella testa dei ballerini, solo battere dei piedi sull’impalcato del palcoscenico – ma ciò che era nella testa dei ballerini, piano piano, passo passo, si materializzava anche in quella dello spettatore). La cosa lo destabilizzò all’inizio, ma si rivelò di estrema potenza e bellezza, non appena “i suoi sensi” ne percepirono la portata (e tanto merito ai ballerini). Ma soprattutto ciò che lo fece letteralmente cozzare con la realtà delle cose fu il fatto che il balletto era intervallato da interventi esplicativi della coreografa, la quale, per quanto in gamba (e lo spettacolo in sé ne era prova), a parole non riusciva nemmeno lontanamente a sfiorare la bellezza cui gli spettatori stavano assistendo. Per cui il risultato fu un alternarsi di estasi e noia, gioia e incomprensione, bellezza e vane parole. Parole, solo parole, appunto.
            Bene, ho parlato troppo.
            Cedo la parola al maestro…
            “Per fare quello che fai ha bisogno di camminare. E’ camminare che ti porta le parole, che ti permette di sentire il ritmo delle parole mentre scrivi nella tua mente. Un piede avanti, poi l’altro piede, il doppio battito di tamburo del tuo cuore. Due occhi, due orecchie, due braccia, due gambe, due piedi. Questo, e poi quello. Quello e poi questo. Scrivere comincia nel corpo, è la musica del corpo, e anche se le parole hanno significato, possono a volte avere significato, è nella musica delle parole che i significati hanno inizio. Siedi alla tua scrivania per scrivere le parole, ma nella mente stai ancora camminando, sempre camminando, e quello che senti è il ritmo del tuo cuore, il battito del tuo cuore. […] Scrivere come forma minore di danza.”
            [“Diario in inverno”, P. Auster, p. 179, Ed. Einaudi]

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            • Mannaggialochetta!
              è esattamente quello che pensavo l’altra sera, non potevi trovare spiegazione migliore!
              E’ una cosa strana, a tratti magica , quella che succede… capire qualcosa, coglierne il senso, senza poi saperlo spiegare… è un sentire sottile, quasi animale ( ma quello siamo, inutile tentare di negarlo)
              Concordo, ” scrivere comincia nel corpo” ( almeno per quanto mi riguarda) ma soprattutto non penso che scrivere sia un fatto esclusivamente di costruzione mentale.
              Camminare permette di ritrovare il semplice, rilassato, ritmo infantile, quello che va dietro al cuore. La corsa è affare diverso, il cammino è semplice, lento è un rimettersi in collegamento, come se ci fosse ( e a quanto pare c’è) una linfa che scorre dai piedi fino alla testa, passando per il cuore collegando tutto il tuo essere ed è in quel ritmo che le parole escono e scorrono.
              Siamo esseri ritmati, alla base del nostro essere vivi c’è un ritmo, lento ma continuo, quando lo si interrompe o lo si accelera qualcosa sembra non funzionare e così funzionano, credo, tutte le cose che possiamo fare, ci serve dare un ritmo, ai gesti, alle parole e alla fine anche ai sentimenti…
              Rispetto al balletto senza musica : che incanto e che meraviglia! sai cosa mi viene in mente? ti capita mai di leggere o ascoltare un metafora, sentire di aver colto qualcosa, che alleggerisce in qualche modo il tuo tempo ma non saper spiegare quello che hai capito?… a me sì, spesso. Io adoro le metafore perché sono un ” andare in profondità”, perché permettono di cogliere alcuni aspetti delle cose in modo più selvatico, ancestrale… come se spostassero un mattoncino nella testa o nel cuore facendo passare un po’ d’aria e senti che qualcosa è successo, quel qualcosa ti fa stare bene/meglio al di là del saperlo spiegare e questo è quello che conta…
              Ironia della sorte: spero di essermi fatta capire 😉 e se mi è permesso…
              allargo le braccia, mi metto sulle punte e ti abbraccio stretto stretto perché questa condivisione è davvero preziosa, grazie mille! 🙂

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              • Ma certo. E’ tutto chiarissimo e condiviso. Ormai sei nella traccia, le tue parole percorrono e confermano la linea che prima di loro hanno trovalo le dita, gli occhi. Ci sei e continui la danza che è movimento e comunicazione.
                E ancora. Ma certo. Fra quelle braccia trovi materia, consistenza di pelle e carne e sangue, la mia, che è diversa, ma non così lontana. E con essa un battito.
                (e non ti devi nemmeno sforzare troppo, non sono così alto :-))
                Preziosa la condivisione. Preziosi questi attimi, questi passi condivisi.

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                  • L’ho letto. Sì. C’è tanto in quelle righe, così naif, istintive, diafane e… profondamente vere. E c’è anche il senso della distanza.
                    Ho scritto “lontano”, hai ragione. L’ho fatto senza pensarci. Evidentemente non ce n’era bisogno. 🙂
                    E, sempre a proposito di contaminazioni e ispirazioni reciproche, sintonie. Nel tuo “post” di dicembre c’è una frase che non dice, ma in qualche modo prelude a qualcosa che anch’io ho intenzione di mettere in bacheca… A proposito di “restare fermi” o fermarsi, o sentire che tutto “smette di muovere”, mentre il mondo, comunque, “continua a girare, e tu con lui”…

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                    • In questi ultimi mesi, un momento della giornata mi è caro… La sera, prima di dormire, l’ultima sigaretta sotto il portico ( vivo in campagna, non isolata ma nel silenzio)… Tutto pare fermo, eppure la natura vive, forse ancora più che nelle ore di sole… Il battito rallenta e la musica che porto nelle orecchie suona al mio ritmo… È lì, che mi fermo, non faccio nulla eppure è tutto un movimento…

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                    • … … Io la fumo sul balconcino. Il cielo sopra il tetto del dirimpettaio (non è molto, ma dispensa sempre un saluto, un’ombra, un riflesso…). Silenzio, il vento che scende dalla valle (sto fuori città, a cento metri da un fiume). Non abbaia più nemmeno un cane. In questi giorni puoi sentire il frinire dei grilli. Cri-cri. Regolare. (altro battito) Fa compagnia. Quieta. Ti porta altrove. Mi stendo, anche, al fresco e mi lascio cullare…
                      Hai ragione. Sei fermo, ma ti senti partecipe di un tutto pulsante.

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    • sono orgogliona, è venuta bene 🙂
      Sono andata al rifugio Alpetto, ricostruito anni fa accanto a quello che ci hanno detto essere il primo rifugio CAI in Italia, dal rifugio ci sono ancora quattro ore di salita al Monviso ( ma non avevamo tempo e soprattutto allenamento per farlo, ci penseremo il prossimo anno)… quella via era la “vecchia” salita al Viso prima del passaggio al Quintino Sella…
      ( sto caricando le altre foto nella pagina della montagna… se uorpress mi aiuta!)

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        • infatti sarebbe da fare in due giorni, perché in tutto sarebbero circa 12 ore ( le due che abbiamo fatto noi a salire più le 4 ad arrivare in vetta… e ritorno)… altro giro affascinante è ” il giro del viso” ma anche quello ha più o meno quei tempi…
          foto caricate!… è stata una bella sfida… nelle ultime settimane sono andata un po’ di volte a camminare ma le altre era con bambini al seguito, quindi più corte e meno impegnative ma sempre meritevoli 🙂

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  1. mmmmm Tati mia questi pensieri bislacchi!!! Acciacchi del ginocchio e acciacchi del cuore ❤ Ma la foto l'hai scattata tu? E dove? E quella canzone di Carmen è la mia preferita dell'album Elettra, insieme a Mandami una cartolina.

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    • Buongiorno dolceMarghe,
      riuscire a prendere quel ritmo in quel tipo di silenzio aiuta, tanto… il ginocchio si fa ancora sentire ma più per i muscoli indolenziti che per altro.. il cuore… celafà… celafà…
      prendo l’abbraccio e lo restituisco stretto stretto ❤

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