Si parte da uno spazio liscio e tutto uguale.
Ad ogni passo un solco, in ogni esperienza un segno. Da vicino sono solo linee sconnesse, cicatrici bizzarre e senza un senso apparente.
Bisogna imparare ad immaginare un obiettivo.
Per anni hai aggiunto, con colpi di matita più o meno precise, con colori e pennelli. Hai tentato di costruire il tuo quadro, il tuo disegno.
Cercando elementi in giro che colmassero quel vuoto nell’angolo, che rendessero speciale il centro. Hai cercato all’esterno qualcosa che riempisse, qualcosa con cui fare da specchio l’idea che avevi in testa.
Poi d’improvviso qualcosa si modifica: togliere, portare via il superfluo. Non con rabbia e impulso distruttivo ma con calma e attenzione.
Togliere quel di più che nasconde l’immagine che hai in testa, con mano consapevole.
Allora quei solchi non sono ferite ma strade, non sono mancanze ma esperienze fatte e di cui far tesoro.
A volte bisogna togliere per dare il giusto risalto all’immagine che si nasconde, per portare alla luce quello che hai nella testa.
A volte ciò che sta nel centro è la somma di tutto quanto sta intorno ed è lì che bisogna lavorare.
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We're born with millions of little lights shining in our hearts And they die along the way Till we're old and we're cold And lying in the dark Cos they'll all burn out one day They'll all burn out one day They'll all burn out one day They'll all burn out one day ( Passenger)