Di incontri, attese e liberazioni.

Due composti diversi che si uniscono e generano un effetto su tutto ciò che toccano.

La mescolanza rende sensibili.

C’è il contatto di superfici differenti, luce e ombra si uniscono in mille sfumature.

Il contatto unisce e accentua la differenze valorizzandole.

C’è l’attesa sotto il sole, che sia forte d’agosto o debole di ottobre poco importa, quell’energia vitale in ogni caso smuove e scalda.

L’attesa impreziosisce il risultato, è respiro trattenuto e cuore aperto a ciò che accadrà senza saperne con precisione il risultato.

C’è l’acqua che scorre e toglie il superfluo facendo scoprire il risultato.

Togliere il superfluo è fondamentale per lasciare spazio a ciò che di più intimo e reale si nasconde.

Resta un’impressione, forse non la verità assoluta ma certamente un’immagine che molto si avvicina all’essenziale delle cose e il loro nascere dal contrasto tra luce e ombra.

 

 

Di cose che… non so.

Settimane che non so…

Settimane che quando ho sete non c’è bevanda che aiuti,

se ho fame potrei mangiare fino al mal di stomaco ma poi nulla si placa…

e allora faccio che evitare.

Giorni che sento musica senza ascoltarla, tantissima, diversissima.

Le sto tentando tutte ma non c’è un brano che riempia quei tre/quattro minuti in maniera sensata.

Voglio andare senza sapere dove, allora sto ferma.

Al più giro come ” sulla puleggia morta”.

Ieri ho cercato un po’ di senso andando a camminare in un luogo a me molto caro : il Centro anatidi e cicogne di Racconigi. E’ un parco, adibito a Centro Lipu, un luogo per me incantevole, in ogni stagione. Mi sono armata di macchina fotografica e mi son persa in un’oretta di passeggiata, dietro ad alberi, a guardar la palude, a osservare papere, anatre, cicogne in volo e aironi. Una volta a casa ho scaricato le foto per vedere cos’ero riuscita di tirare fuori ( è una macchina nuova, una reflex, sto imparando la gestione manuale di ogni impostazione) e mi sono accorta che…

Tendo a  stare dietro, rintanata dietro alle cose, come a guardarle di nascosto… oppure nascondendomi…

Le mie foto non sono limpide e non ricerco proprio quella totale messa a fuoco, qualcosa sfugge sempre, si fa vedere ma rimane così: su quel filo sottile tra il non afferrabile e l’immaginato.

Cerco il particolare ed è lì che mi perdo… il frutto ancora presente nonostante il gelo, la foglia che resiste nonostante il marrone deciso, quella verde che spunta da un pannello di legno e che sfida la chiusura… le foglie secche, le foglie accartocciate, tante foglie…

Sì… quello che c’è passa attraverso i nostri occhi

e i miei, in queste settimane sono messi così…