Arriva la sera, tutto intorno si calma e spegne…
Piano piano mi avvicino alla libreria e sulle punte dei piedi recupero la mia scatola di legno, quella dei colori, rischiando ogni volta di farmela cadere in testa ma non ho altro posto dove metterla, quindi corro il rischio.
Sistemo i due cuscini a terra, sul tappeto, vicino al tavolino di legno, che in questi anni ha preso il chiaro aspetto di “supporto per paciocchi e pitture” perdendo i vestiti da tavolino acquistato “perché è in serie con la libreria e fa figura”
Recupero la lampada dal divano, allungando la prolunga come fosse un pitone addormentato… sciolgo i nodi di filo e appoggio la luce nell’angolo a sinistra…
Mi sistemo sui cuscini, fogli, matite colorate… e si va…
Ho ripreso a disegnare dopo tanti anni di fermo
Mi rilassa, mi soddisfa, anche quando quello che viene fuori non è proprio come lo avevo nella testolina
Fa parte di questa mia ricostruzione, questo recuperare pezzi lasciati in fondo al bidone dell’umido per troppo tempo.
Mi insegna la calma, mi obbliga alla pazienza, tratti leggeri, quasi impercettibili, strati di colore si uniscono e si mischiano… se arriva lo scuro è dopo tanti passaggi di colore, mai uno solo perché il mondo è fatto da millanta sfumature, a volte ben visibili, altre nascoste, ma ci sono e lo sto imparando adesso.
Così il blu ha sempre un po’ di giallo, in alcuni punti anche il rosso, o il verde, si vedono appena ma ci sono…
Disegno una realtà tutta mia nella quale credo e spero, ” sembrano illustrazioni di favole” ed è vero, perché ho il mondo, il mio mondo, sotto gli occhi tutto il giorno e se il resto del mio tempo lo passo a limare gli artigli e strappare pellicine, in quei momenti di calma le dita sognano e accarezzano un sentire diverso… se lo meritano… me lo merito…
Lascio libera la mano di spostare la matita sul foglio come meglio crede, mi fermo, aggiusto, cancello fino a quando inizio col colore, principalmente pastelli, a volte acquerelli, difficilmente pennarelli e acrilici ( troppo decisi e definitivi, come già detto tempo fa )
Usare i pastelli e la loro leggerezza mi permette, in caso di movimento errato o brusco, di aggiustare il disegno quasi a mascherare l’errore cambiandone la faccia, una riga sbagliata diventa un fiore o un albero, una sfumatura troppo scura nel prato si fa fili d’erba, un pastello che cade in mezzo al foglio, di punta, diventa farfalla… il disegno prende un’altra forma da quella originale, si percepisce che qualcosa è stato aggiunto per “causa di forza maggiore” e a volte la sfida sta proprio nel prendere la macchia e “farne qualcosa”, nonostante tutto
… e poi… quando il disegno sta finendo, manca l’ultimo tocco, soddisfatta e rilassata… ti sposti di un microdannatofacciadicazzodimillimetro e il bicchiere dell’acqua inonda il foglio!
Un lungo respiro, spengo la luce, chiudo la porta lasciando questo giorno fuori, a passi lenti salgo le scale, un gradino alla volta… ogni passo un respiro, una sbirciata a Mini che dorme tranquillo, giro verso la mia stanza, il mio letto e stanca mi lascio cadere… domani… domani si riparte, un altro giorno, un altro foglio, altri colori… e chiudo gli occhi.