fotografie senza un album…

 

Si chiama Mia, da quando ha letto un libro in cui la protagonista si chiamava così per via del fatto che la madre voleva ricordasse sempre di appartenere esclusivamente a se stessa. Si chiama Mia, da quando ha ricominciato a respirare, dopo aver chiuso quella porta alle spalle, girato la chiave fino alla fine dei giri e s’è accasciata a terra. Lì, tra un singhiozzo e l’altro ha ripreso il respiro e ha deciso: mai più per nessuno, mai più di nessuno… prima di tutto sarò Mia.

Musica ad alto volume, finestrino tirato giù, nonostante il freddo, nonostante la pioggia che lenta diventa neve. Finestrino giù, musica alta nelle orecchie e nella gola. Luca cerca il pacchetto sul sedile di fianco, ancora tiepido nonostante se ne sia andata parecchi chilometri fa. A stento prende il pacchetto tra le dita, lo avvicina alla bocca e con i denti ne estrae una sigaretta. Lui fa così, le prende coi denti le cose, non le abbraccia, non le afferra… le sfiora appena, oppure le divora e poi le sputa. Ma con lei… con lei no, questo l’ha fregato. Fiamma di accendino, le labbra si chiudono, una bella boccata e una nuvola di fumo è tutto quello che resta ed esce dal finestrino sulle note di una musica lontana.

Oggi s’è svegliata bambina, codini e gonna a balze, scarpette rosse nei piedi e saltella. Ieri è stata donna, seria e matura, decisa e sicura. Domani chissà, potrebbe essere fiore o gatto. Miriam è tutto ciò che vuole essere, sempre. Decide cosa fare, chi essere e con chi, cambia faccia, abiti, occhi. Un giorno dottoressa, quello dopo giocoliera, un altro ancora mamma dolce. Cambia, così nessuno si stuferà mai di lei, pensa.

Anche questa notte s’è svegliato improvvisamente,questa volta alle dueediciassetteminuti. Tutte le notti si sveglia, apre gli occhi, guarda l’ora, scende dal letto e va verso il salotto. Si affaccia alla finestra e la vede rientrare a casa. Stasera ha i suoi jeans stretti, scarpe da ginnastica a fiori rosa e gialli, il cappotto verde e il cappello in testa, quello che la fa sembrare una bambolina di altri tempi. Non gli serve la sveglia, l’ora cambia ogni notte, ma sembra che ogni fibra del suo corpo sappia perfettamente di quell’arrivo. Si affaccia alla finestra, lei dal marciapiede si gira, lo guarda, un sorriso e un saluto con la mano. Chiude la finestra e può tornare a dormire, lei entra nel palazzo di fronte. “Chissà qual’è il suo nome…” sorride e si riaddormenta.

E’ rimasta da sola. L’ultima in questo giro di giostra a restare dove s’è messa tempo fa. Col passare dei giorni tutte son volate via, hanno cambiato tinta e forma. Lei no, lei resiste. Ama quel suo angolo e la presa che ha su di lei. Si dondola ma non si arrende. Poi arriva lui, un colpo di vento e come le altre prende il volo, un po’ di capriole nel cielo e giù, ai piedi del castagno, a far da coperta alle radici.

nel vento…

 

54 pensieri su “fotografie senza un album…

  1. Mi son piaciute molto, tutte. Certo, adesso sto a lambiccarmi per trovare dei collegamenti fra loro, e per capire qual è la metafora dell’ultima… Magari me le rileggo domani, ora me ne vo’ a dormire
    ‘notte e ogni bene 😉

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